Radicofani. Il Calvario nella chiesa di Sant'Agata del Venerdì Santo.

Radicofani: la processione più antica della Toscana verso il Calvario nella Chiesa di Sant’Agata. Articolo ripreso da Siena Free Il Venerdì santo, a Radicofani, ha le movenze di tradizioni ataviche: è una lunga giornata che inizia con la pia pratica delle tre ore di agonia, nella chiesa di Sant’Agata, con antiche meditazioni, canti del coro e assoli che ripercorrono la morte di Gesù, partendo dalle sette parole che disse sulla croce. Sulla parete di fondo della chiesa, nei giorni precedenti i confratelli di sant’Agata avevano preparato il “Calvario” : una quinta costruita appositamente con rami di bosso intrecciati, alta sette metri, illuminata con piccole luci, con tre croci alla sommità. Alle 16 ci sarà una piccola processione al termine delle tre ore di agonia di Cristo, con la statua di Maria Addolorata, dalla chiesa di radicofani_santagatasant’Agata a quella di santa Maria Assunta dove è già esposta la statua del Cristo morto. Alle 21 è prevista la pratica della passione, alla chiesa di San Pietro, con una lettura della passione, lo scoprimento della croce e adorazione della croce. Parte alle 22 la solenne processione, composta dagli scalzi,  con abito nero e buffa sul viso che portano la grande croce e i grandi lampioni, i confratelli di sant’Agata in rosso, la banda, la confraternia del Carmelo, la confraternita dell’Addolorata, la statua di Gesù morto con il grande baldacchino portato dai confratelli della Misericordia in nero e la statua di Maria Addolorata portata di confratelli del santissimo Sacramento in bianco.  La processione termina nella chiesa di S.Agata. Qui (dalle 22,45) termina la processione, dove si trova il “Calvario” illuminato, le statue disposte per l’adorazione delle confraternite e del popolo. La pia pratica dell’adorazione del Cristo morto è regolata da norme, divisi per confraternita, due confratelli alla volta percorrono la navata inginocchiandosi tre volte nel percorso e poi baciando le statue di Gesù morto e della Madonna addolorata, tutto questo mentre il coro canta antichi testi latini. Si tratta di pie pratiche, liturgie, processioni che ci riportano in un mondo nel quale la fede permeava tutti gli ambiti della vita dei singoli e delle famiglie. Queste tradizioni hanno varcato i 202470_200005_agatasecoli e sono perpetuate tutt’oggi in questo borgo che domina le vallate dell’Orcia e del Paglia. Il profumo caratteristico di questi riti è quello del bosso, un arbusto che viene usato per costruire, dai confratelli di sant’Agata la quinta che vuole rappresentare il monte Calvario. Il bosso viene raccolto, preparato intrecciato e montato su impalcature che coprono tutta la parte centrale, del presbiterio, della chiesa di sant’Agata. In questa chiesa, come nella parrocchiale di san Pietro apostolo e nella chiesa di santa Maria Assunta, della confraternita di Misericordia, si svolgono i riti. Già nella mattina del giovedì santo i confratelli preparano la messa in coena domini,  con i lumi, i pani, i biscotti della vigilia (senza uovo), gli arredi, i candelabri. Per la lavanda dei piedi, il giorno di san Giuseppe, vengono estratti confratelli della Misericordia e di sant’Agata che prendono parte alla messa in coena domini, alla processione di penitenza del Giovedi santo, alla liturgia della passione e, oltre alla processione del  Venerdi santo, alla compieta solenne la sera di Pasqua. Dopo la messa in coena domini e la lavanda dei piedi il giovedì si compie un antico rito: la processione di penitenza: davanti gli scalzi che portano una grande croce e due lampioni, dietro gli “apostoli” estratti per la Lavanda e poi il popolo. La processione dopo un giro di tutto il paese è rientrata nella chiesa parrocchiale. I confratelli sostano in ginocchio davanti all’altare della reposizione mentre il coro intonava il salmo 50, il miserere, in latino. Quindi è iniziata l’adorazione notturna dei confratelli, che alle sei del mattino ha ceduto il passo alle consorelle dell’Addolorata e del Carmine. Il venerdì gli oratori sono in fermento… Alle 13 il “regolone” annuncia che sta per iniziare la pia pratica delle tre ore di agonia. Questa pia pratica si compie ancora sui testi settecenteschi. La processione coinvolge gli scalzi che portano una grande croce ottocentesca, seguiti da altri incappucciati, poi i confratelli di sant’Agata con la cappa rossa, la banda, le consorelle del Carmine, le consorelle dell’Addolorata e l’Azione cattolica con i loro stendardi, quindi il parroco. Ancora dietro la statua di Gesù morto con il grande baldacchino portato dai confratelli della Misericordia con la cappa nera, la statua dell’ Addolorata portata dai confratelli del santissimo sacramento con la cappa bianca… La banda intona musiche sacre, i canti tradizionali accompagnano il cammino per le vie, ma il patos raggiunge il culmine quando la processione rientra nella chiesa di sant’Agata, con il Calvario illuminato: il coro canta il Miserere e, finito il rito, tutto il popolo bacia la statua di Gesù e porta con se un rametto di bosso, che ricorderà tutto l’anno la passione del Cristo all’interno delle case. Il sabato mattina ci si riporta nella chiesa di sant’Agata dove si svolge la pia pratica del pianto di Maria: sette stazioni ripercorrono il dolore della Madonna, meditazioni, canto corale e assoli. Dopo circa un’ora e mezza cantando lo Stabat mater si porta la statua dell’Addolorata nella chiesa di santa Maria, dove già si trova quella del Gesù morto e si rimane in silenzio sino la sera. Nel pomeriggio le famiglie si ritrovano in san Pietro per la benedizione delle uova, dove si attende la grande veglia (che inizia alle 23). Poi il mattino di Pasqua, santa messa solenne. Infine, dopo la messa vespertina si svolge la solenne Compieta con la presenza dei confratelli di sant’Agata e della Misericordia in abito storico, che di fronte al Santissimo cantano i salmi e ringraziano Dio dei doni spirituali ricevuti in questi giorni così intensi.. Il canto finale dice: «O gran sacramento di pace e di amore riempiteci il cuore di tanta bontà! Il Signore è risorto Alleluia, Alleluia!»]]>

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