Quando la testa è libera, siamo liberi anche noi

Amiatanews (Elena Lorenzini): Siena 02/04/2020
Come affrontare psicologicamente e nei comportamenti l’emergenza Coronavirus 

Quali saranno i danni psicologici ed emotivi di questa situazione di clausura, di questa paura generalizzata di essere contagiati e del futuro economico, lo sapremo solo in un secondo momento.
A breve termine potremo vedere come le persone torneranno alla loro vita, come proveranno a farlo e, quindi, come gli uomini e le donne supereranno la diffidenza nei confronti dell’altro, visto ora solo come untore “asintomatico”, come cercheranno di riavvicinarsi fisicamente.

Alcune persone che ho seguito in terapia riferiscono che in questi giorni non riescono a dormire, hanno attacchi di ansia, hanno incubi notturni, si svegliano frequentemente o hanno sbalzi repentini e frequenti dell’umore, passando da una calma quasi “zen” ad un pianto e una rabbia feroce.
Tali malesseri, che prima queste persone non avevano, possono essere spiegati con la stanchezza psichica e mentale dovuta alla condizione di allarme prolungato; sostanzialmente stiamo vivendo tutti un’altissima dose di stress psichico, alla quale va aggiunto il terrore per l’incertezza della fine di questo periodo.

In queste settimane è aumentato il livello di “allarme ipocondriaco”, che porta molte persone a sentirsi contaminate anche se non lo sono, o a chiamare i medici  ad ogni colpo di tosse o un po’ di raffreddore. Stiamo ascoltando il nostro corpo come mai era successo prima, con il solo risultato di una grande confusione. Ascoltare perennemente il nostro corpo (sarò malato, prendo una tachipirina preventiva etc) con una tale dose di ansia e timore, genera la stessa situazione di quando eravamo piccoli e, al buio, stavamo attenti con occhi ed orecchi per cercare il mostro sotto al letto, percepivamo nelle ombre e nei rumori della casa mostri che in verità erano solo nella nostra testa e nella paura di non farcela a dormire da soli.
Questo stato di delirio collettivo non è da sottovalutare, in quanto se non monitorato e se affrontato senza la consapevolezza di come ci sentiamo a livello di ansia e fobia, rischia di cronicizzarsi e accompagnarci per molto tempo.

Possiamo decidere di vivere questo momento in varie modalità, la prima è quella legata al tema della paura; pertanto possiamo decidere di vivere queste settimane ed i successivi periodi con emozioni legate a terrore, rabbia e risentimenti con uno stato di perenne irritazione. La seconda modalità è legata allo scopo di ottenere un apprendimento, cercando di identificare le emozioni e di non buttarle addosso a parenti e familiari, prendendo coscienza della situazione e provando a non avere aspettative alte e a lungo termine, ma vivendo il momento del “qui ed ora” e dedicandosi  alle cose che ci fanno piacere. Infine il mood migliore è quello di vivere questa quarantena ed i mesi successivi come zona di crescita ovvero come momento in cui trovare uno scopo, cercando di pensare ad aiutare gli altri, vivendo nel presente, ed accettando anche i momenti di tristezza al fine ultimo di adattarsi alla situazione in una modalità caratterizzata da pazienza e creatività.

Più in generale dobbiamo reagire, per non farci schiacciare da ciò che stiamo vivendo, dobbiamo iniziare a credere che abbiamo tutti gli strumenti per cambiare e ripartire… fosse anche da zero.
Questo momento di vita sospesa deve servirci anche a ridare un nuovo  ordine alle priorità (chi ci è stato vicino? Cosa desideriamo e cosa e chi non vogliamo più nella nostra vita?), per ridefinire i nostri spazi mentali e fisici con noi stessi, con gli altri e con la società.

Concludendo credo che, se ognuno fa il suo dovere o  ci mette del suo per fare il meglio che può, non serva aggrapparsi alla speranza ma alla concretezza e alla consapevolezza di quello che tutti stiamo facendo per uscire da questa situazione.

Elena Lorenzini

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