Redazione. Il ponte sul Paglia non è il ponte sul Kway, ma le acque sono agitate.

Il ponte sulla Cassia è in buona compagnia delle frane. Anzi, il contrario. A voler raccontare la mattinata di ieri, sabato 24 ottobre, passata in Val di Paglia, alle pendici dell’Amiata, ci sarebbe da rivedere un film o mettere un bel disco. Il film che m’è venuto in mente, è il celebre “Il Ponte sul fiume Kway”, che racconta le vicende di guerra tra gli alleati, in questo caso gli Inglesi, e i nemici giapponesi. Nemici, che nel romanzato film, divengono quasi amici nel voler “proteggere” dalla distruzione il ponte appena costruito, senza peraltro riuscirvi. Allo stesso tempo, ci sarebbe da ascoltare la bellissima canzone di Paul Simon, “Bridge over troubled water” (cantata assieme all’amico-nemico Simon Garfunkel – anch’essi verrebbe da dire…), che, tradotto in italiano, diviene “Ponte su acque agitate”. Lo stesso film, mi rivenne in mente, per l’altro ponte sul Paglia (amara coincidenza da queste parti…) a poche centinaia di metri più in basso, chiuso anch’esso, per almeno un anno, sempre per cedimento. Il ponte ebbe anche l’onore delle cronache RAI, grazie all’iniziativa di un residente nel comune di Castell’Azzara e di alcuni imprenditori locali, che, stanchi dell’inerzia degli amministratori, avevano portato il pesante disagio causato dalla chiusura, dinanzi alle telecamere nazionali e chiamando ai microfoni esponenti della Provincia di Siena. Ma questa è un’altra storia, c’erano le provincie nel pieno delle funzioni e si andava verso le elezioni amministrative locali, in provincia di Siena ed in Regione. Tutte sotto lo stesso tetto, scusate… sotto lo stesso ponte, anche se barcollante. Due pensieri, il film e la canzone, che sembrano riassumere la vicenda di questo ponte lungo ben 140 mt (compreso tutto…) sulla Strada Regionale 2 Cassia, che, traballante causa decenni di incuria e, in parte, disturbato da saltuarie esondazioni del grande fiume Kway…scusate, del piccolo Paglia, è, dopo più di un anno, chiuso al transito di persone e mezzi. Ieri, i ricordi cinematografici e musicali che, tra l’altro, fan bella mostra sulla tavola in castagno vicino al camino di casa mia, mi sono apparsi improvvisamente durante la “manifestazione” indetta nel piazzale del distributore BP sulla SR 2 Cassia, in prossimità del ponte sul … Paglia, di cui non nominerò identità alcuna in queste riflessioni, così da evitarne giudizio, sempre complesso in queste occasioni. Obiettivo dell’incontro quello di denunciare l’immobilità dei governi delle istituzioni locali (tutte presenti), ma soprattutto provinciali e regionali (assenti ad esclusione di esponenti di partiti o movimenti di opposizione), stimolandole alla ricerca di soluzioni immediate della grave situazione (il ponte chiuso, le frane e le innumerevoli conseguenze), che da più di un anno subiscono le aziende di trasporto e manifatturiere della zona, le strade interprovinciali e comunali gravate da eccessivi carichi delle materie trasportate, dall’inquinamento dei centri abitati a cui, non per ultimi, si sommano i disagi per cittadini ed i numerosi turisti di transito nell’area. Obiettivo che solo un prossimo futuro potrà dire se sia stato ieri raggiunto o meno; il presente (spero di sbagliarmi), sembrerebbe dire che l’obiettivo sia stato raggiunto per altro verso, in parte, ovvero quello relativo allo stimolare su questa annosa, possiamo ben dirlo, faccenda. Lo stimolo c’è stato, c’è stato per tutti i presenti, chi più…chi meno, con reazioni diverse alla stimolazione. Come nel film, due schieramenti (quasi) avversi, (quasi) a sistemarsi chi su una sponda e chi sull’altra, in barba alle nobili, bellissime parole della canzone su citata. E, almeno questo abbiamo testimoniato, non solo almeno due schieramenti politico-amministrativi, ma anche almeno due schieramenti sindacali. Quasi a cantarsela da sé contro l’altro o, addirittura, a cantarsela da sé e basta. Beh, lasciatemi anche un po’ esagerare (pochino a dire il vero), facendolo col sorriso e l’ironia. Ma l’immagine che dopo il buon aperitivo al bar mi son portato via, salendo l’Amiata tra frane che quasi non vedano l’ora di venir giù (ci mancava anche questo…!!), non è solamente un’immagine di divisione, di distribuzione di colpe ed inefficienze altrui, ma quella più semplice, amara, purtroppo, vera: il ponte è chiuso da un anno e le bocche sono aperte da altrettanto tempo, anzi, da molto più tempo, da anni. Stesso discorso per le frane, che, fanno buona compagnia al ponte ma che, ragionandoci, è più il contrario. I sistemi franosi sono attivi da più anni di quanti siano chiusi o stati chiusi i punti in quest’angolo “iperiferico”, così come definito da rieletti, che fornisce acqua, energia, ambiente e tecnologie a tutti i centrali Toscani. Oh si… Certamente nessuna di queste voci vuole una situazione così stanziale da somigliare ad un albergo abusivo nel mezzo di una riserva naturale; nessuna di queste voci vuole più disagio per un’area già di per sé trattata nel tempo come la cassa integrazione nel Sud d’Italia; nessuna di queste voci vuole ripetere parole di circostanza, le solite parole sempre buone come un profumo od una cravatta per Natale. Ed il Natale, il secondo Natale del ponte chiuso, è alle porte, col suo carico di neve, tanto attesa come disgrazia, da taluni, quanto attesa, come benevolenza, da chi da queste parti ci vive. Siamo al paradosso di preoccuparsi della neve in montagna più di un ponte a valle. Sarà una battuta. Forse è il caso di dimenticare quest’anno, apparentemente inutile alla maggioranza della gente, che ascolta stanca di soldi stanziati, di ponti Bailey da progettare, di ponti da ricostruire, ma che vede ponti chiusi perché barcollanti e frane che cambiano i connotati dei campi e delle strade.  Forse è il caso di dimenticare divisioni di confini, di ruoli, di conoscenze, di competenze, di esperienze, di colori, di parole, … Insomma, di tutto ciò che divide!  Accettare, ragionare sull’idea dell’altro; accettare l’altro per sommare e non per diminuire. L’altro siamo noi, compreso… noi. Anche il ponte. Ne “Il ponte sul fiume Kway”, i due comandanti, quello inglese e giapponese, ad un cero momento, si stimavano al punto di difendere reciprocamente la propria esistenza, a salvarsi un con l’altro assieme al proprio popolo, nel nome di un ponte divenuto simbolo di unione. La canzone, nel proprio testo, scrive tra l’altro: “Se hai bisogno di un amico, io sto navigando proprio al tuo fianco”. PS: un saluto alle amiche (soprattutto… permettetemelo) ed agli amici del bar BP, dove tutto sembrava tornare alla normalità, tra un caffè, una pasta, un panino ed un buon bicchiere (di vino ovviamente). Ma quale normalità?    ]]>

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