Piancastagnaio. La Processione del Venerdì Santo: tradizione della fede.

La Via Crucis di donne e uomini sacri Quel Santo Venerdì che profumava di ”ciacce con la ricotta” Da sempre la pietà popolare della nostra gente, ha reso i grandi misteri della  Cristianità, più consoni alle vicende umane, costruendo, attraverso la plasticità degli eventi, segni più vicini per rappresentare, la storia e le vicissitudini di Cristo, come descritto dai quattro Evangelisti. Se a Natale, si privilegia il presepe, nella settimana Santa, è la passione del Signore, che viene rappresentata, attraverso la realizzazione di Sacre rappresentazioni, Via Crucis, Giudeate, processioni del Cristo Morto. A Piancastagnaio, la processione del Venerdì Santo, non ha venerdì_santo_condannato_553x800particolari scenografie. Ma lo snodarsi di questo rito, sentito dalla popolazione proprio per sua grande semplicità, ne fa’ una delle processioni più belle dell’intera Amiata. Per anni, ho svolto il mio servizio liturgico, come accolito istituito, nella mia Parrocchia di Santa Maria Assunta, detta anche “de Cuntaria”, dal latino, “sasso che rotola”, in quanto costruita su  uno sperone di roccia lavica, chiesa di stile romanico borgognone. Per capire bene lo spirito che aleggia in questa Chiesa, vorrei invitarvi, a visitarla, proprio dal pomeriggio e la sera del Venerdì Santo. Le tre grandi figure, che vengono portate in processione, il Cristo morto, una splendida statua, realizzata da Pasquale Leoncini nel 1864, la Vergine addolorata di proprietà della famiglia Traversi, che ogni anno prepara una rinfresco per i portatori, la statua dell’Ecce Homo, il Cristo condannato, copia in resina, realizzata dall’artista di Acquapendente Mario Franci, che ha sostituito l’antica statua in cartapesta, molto più drammaticamente espressiva. Proprio  verso sera, le tre statue, vengono predisposte, nel bellissimo presbiterio, all’adorazione della gente, prima della processione notturna. La Chiesa priva di fiori, con una fioca luce, rende lo scenario apparentemente triste, ma in raltà ancor più riflessivo. Si mangia presto, la sera del Venerdì Santo, i bambini fremono. Bisogna prepararsi, perché alle nove, “sortisce”, “esce” la processione. In Chiesa, già prima, tutti gli attori della processione, si ritrovano per ricoprire il loro ruolo. I Sacerdoti, parati, cercano di mettere in fila e ordinare il sacro corteo. Solo la Cappella del Santissimo Sacramento, rimane chiusa ad estranei. Lì vi sono i tre uomini che porteranno, scalzi le tre pesanti croci, a modo di Cristo e i due condannati. Fuori, lungo la scalinata, arriva la confraternita della Misericordia, con i volontari, vestiti di nero, e le torce accese. Dentro la chiesa, si distribuiscono, ai bambini, segni e simboli della passione, mentre i sei soldati romani, prendono posto dietro ai condannati con le croci. Tutti aspettano fuori, nella piazza. Arriva la banda paesana; il ”mazziere”, colui che guida la processione, fa  uscire i condannati con le croci e, lentamente, le statue. Un silenzio sepolcrale, cade sulla piazza. Poi, le note della banda, che suona le grandi marce funebri, di antichi maestri di banda locali, danno il via alla processione. In testa l’Ecce Homo, poi il Gesù morto portato dalla Misericordia, ed infine la Vergine dolente. I tre uomini scalzi, iniziano la loro Via Crucis, ognuno dietro una delle tre statue, scortate dalle guardie in costume. Un lento percorso per le difficili vie del centro storico. Poi il rientro in Chiesa, il saluto del Parroco, e l’ultima nota della marcia funebre “eterno dolore”, di autore locale. E il Cristo morto viene accompagnato, nella sua teca di vetro, nella cappella dell’Annunziata, fino al prossimo anno. Piancastagnaio: la "ciaccia" di PasquaLa processione del Venerdì Santo, negli anni passati, era anche l’occasione, per portare a cuocere le “ciacce”’,  dolci e salate, tipici dolci della Pasqua Pianese. I forni a legna, rimanevano aperti tutta la notte, e la gente, con i capistei, grandi vassoi di legno, portava le ciacce lievitate, a cuocere. Per non confondersi, su ogni ciaccia, veniva, segnato il nome del proprietario. Dopo la processione, si ritiravano i cibi. E per il paese, c’era un buon odore di  pane cotto.  Finiva il Venerdì Santo, e già si intravedevano, le luci e la gioia della Pasqua imminente.   Fonti: La foto del portatore della Croce è di Alfiero Rosi (Piancastagnaio)]]>

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