Amiata. Santa Barbara nel ricordo: "Mio padre ex Minatore"

Mio Padre ex minatore Quando babbo è morto avevo sette anni. Ma quel 28 febbraio 1966, seppur nella nebbia degli anni, lo ricordo abbastanza bene. Facevo la prima elementare a Piancastagnaio, ed ero l’ultimo di sette fratelli, voluti ed amati, come non mai. Eravamo figli della miniera, perché figli di un minatore. Non sono mai stato curioso di sapere, dalla mia mamma, ricordi di un uomo buono, troppo presto strappato a questo mondo. Una sola cosa, che mi ha accompagnato, fino alla maggiore età, era la frase che mia mamma, anche nella vecchiaia, ripeteva spesso facendosi cupa ”maledetta miniera, che me lo portasti via ancora giovane”. Aveva poco piu’ di cinquanta anni, e certamente avrebbe voluto dare alla sua famiglia quel di più che la miniera non gli consenti’. Mio padre aveva lavorato in escavazione, in galleria, oltre 25 anni, fino ai primi anni sessanta, quando, apparvero i segni di una malattia, che nel giro di tre anni lo avrebbero portato alla tomba. Negli anni cinquanta, aveva avuto diritto ad una casa popolare nel viale, casa, che era il suo orgoglio. siele_minera_39 In casa, si viveva, oltreché di miniera, di campagna, vigna, castagne. La castagnatura e la raccolta, cui partecipavano tutti i fratelli più grandi, permetteva ad una famiglia numerosa, di poter, a novembre, prima dell’inverno,comprare scarpe , maglioni e cappotti per l’inverno imminente. E poi, c’era Santa Barbara, dove tutti in fila, si andava a prendere la befana, con le bambole per le sorelle, il pallone e le pistole di plastica per i maschietti, e ancora sciarpe maglioni e guanti. Mio padre, dopo la scoperta della irreversibile malattia, avvenuta all’ospedale di Siena, inizio’ un lento calvario, fatto di ricoveri, dimissioni, grandi sofferenze, che allora, si curavano con le pillole di Nisidina, che la mamma teneva sul comodino. Andò in pensione anticipata, e quando arrivarono i soldi della liquidazione, era in un letto di ospedale. Mia mamma glieli mostrò, e lui piangendo li gettò via gridando” che me ne faccio della pensione se non ho più la salute”. Ci lascio’ un lunedi’ mattina di fine febbraio, e la sera prima era stato riportato da Siena, perchè se ne andasse nella sua casa popolare. Io , piccolo, non mi rendevo conto di cosa sarebbe successo. So solo, che come tutti i bravi bambini pianesi, quella domenica ero andato al nostro cinema belvedere. Un ragazzo poco più grande di me, incontrandomi, mi disse: ”tuo padre sta morendo e tu vai al cinema”; non compresi. Quella ultima notte del babbo, fu molto dolorosa perche’ cosciente. Dai suoi occhi, mi dicono spuntavano spesso delle lacrime, e la consapevolezza di essere ancora troppo giovane per morire. Al mattino, come sempre mi svegliai per andare a scuola, ma una mia cara zia venne in camera mia, e tristemente mi disse con voce bassa” oggi niente scuola, il babbo e’ morto”:poco dopo, me lo fecero vedere, ma non seppi rendermi conto di quello che era successo. So solo, che il giorno dopo, a scuola, scrissi un piccolo pensiero sulla tragedia capitata: “S. Barbara, festa dei minatori, non posso dimenticare mio padre…. un minatore come tanti…che la miniera ”maledetta” se l’e’ portato via, in un giorno di fine inverno, di quasi 50 anni fa. Ciao babbo della mia breve infanzia.”]]>

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