Abbadia S. Salvatore. Sergio Paparini presenta il suo libro "Cera Nera"

Un giallo che, in cinque giorni, disegna una società più reale di quel che crediamo? Appuntamento per Sabato prossimo, 18 luglio alle 17:00 presso la Sede della Macchia Faggeta, per la presentazione del secondo libro dello “scrittore-avvocato” Sergio Paparini noto consulente di Abbadia in materia di consulenza sul lavoro. Ospiti ed interventi di riguardo e qualificati, alla presentazione di “Cera nera”, edito da Effigi – C&P Effigi di Arcidosso. Il Sindaco di Abbadia S. Salvatore, Fabrizio Tondi, anch’egli autore di diverse cera_nerapubblicazioni, aprirà l’incontro che vedrà gli interventi del ben noto Prof. Sandro Billei e del Dott. Giacomo Butini, libero professionista, amante della letteratura. Riportiamo la sinossi di Cera Nera, come gentilmente ricevuta dall’autore Sergio Paparini Un banale omicidio passionale, compiuto da un banale lattaio cui sta stretta una famiglia unita solo dai feticci del progresso e del consumismo. Cinque giorni in cui la mente dell’assassino viene attraversata da incubi e pensieri stralunati fino al prevedibile epilogo, con un comune ispettore di polizia che incastra il colpevole senza eccessivi sforzi. Anche la povera vittima e le comparse della breve trama non possono che essere considerate insignificanti, come i sentimenti di amore o amicizia che li legano tra loro. Il male però no. Quello non è banale. O meglio è ancora più sconvolgente perché funziona benissimo anche se esercitato da persone banali. Persone totalmente prive di coscienza che agiscono senza troppi rimorsi e al presentarsi di dubbi non cercano di darsi risposte, ma si autogiustificano arroccandosi su posizioni preconfezionate. E se tutto questo fosse un ritratto più reale di quel che crediamo? Incontriamo Sergio Paparini, durante un caffè ad Abbadia San Salvatore, in un cordiale colloquio durante il quale gli rivolgiamo alcune domande. D: Sergio, tu non sei originario di qui, vero? R: No, sono nato 46 anni fa a Roma, poi ho vissuto più di 20 anni a Perugia, poi ancora Fiuggi, Civita Castellana, Narni, Terni e infine da quattordici anni vivo insieme alla mia compagna Manuela e suo figlio Francesco ad Abbadia San Salvatore. D: Questi continui spostamenti, son stati necessari per il tuo lavoro? R: Sono iscritto all’Ordine degli Avvocati, ma non svolgo attività forense. Ho avuto diversi anni di esperienza nella grande distribuzione, ma da 9 anni sono consulente in materia di Sicurezza sul Lavoro, con particolare propensione alla formazione dei lavoratori. D: La scrittura deve essere una vera e propria passione, visti gli impegni professionali. R: Certamente, anche se questo è “solamente” il mio secondo libro che viene a pochi anni di distanza da “Paquit”. Dal mio punto di vista è un testo scritto in maniera particolare. Ho infatti voluto provare a scrivere in “prima persona” e, devo dire, di averlo trovato un esperimento interessante anche se molto impegnativo. D: Nel libro parli di un femminicidio, ma ne parli dal punto di vista dell’assassino. Come mai questa scelta? R: Mi son posto diverse volte questa domanda, ed ancora, pur avendo scritto il libro, non so darmi una risposta definitiva. Quel che posso dire è che parlo così del femminicidio non per trovare alibi o giustificazioni ai sempre più numerosi casi del genere. E’ comunque un punto di vista e come tale esiste. Ho provato a scendere, per quanto possibile, nella mente di un uomo qualsiasi, il vicino di casa, il commesso, l’impiegato o il professionista, nel momento in cui commette qualcosa di più grande di lui. Riportiamo la sinossi di Cera Nera, come gentilmente ricevuta dall’autore Sergio Paparini Un banale omicidio passionale, compiuto da un banale lattaio cui sta stretta una famiglia unita solo dai feticci del progresso e del consumismo. Cinque giorni in cui la mente dell’assassino viene attraversata da incubi e pensieri stralunati fino al prevedibile epilogo, con un comune ispettore di polizia che incastra il colpevole senza eccessivi sforzi. Anche la povera vittima e le comparse della breve trama non possono che essere considerate insignificanti, come i sentimenti di amore o amicizia che li legano tra loro. Il male però no. Quello non è banale. O meglio è ancora più sconvolgente perché funziona benissimo anche se esercitato da persone banali. Persone totalmente prive di coscienza che agiscono senza troppi rimorsi e al presentarsi di dubbi non cercano di darsi risposte, ma si autogiustificano arroccandosi su posizioni preconfezionate. E se tutto questo fosse un ritratto più reale di quel che crediamo?]]>

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