La responsabile di “Punto e a capo”: “Qui sono accolti, come potrei accogliere un amico a casa”. A Piancastagnaio sono 24 i profughi accolti nella struttura dell’ex-Hotel Il Capriolo. Piancastagnaio. Sono tutti molto giovani, dai 19 anni i 30 anni, i ventiquattro profughi che da circa un mese hanno trovato asilo a Piancastagnaio, nella struttura messa a disposizione dai proprietari di un albergo, da qualche tempo chiuso (Il Capriolo), in una zona non certamente isolata, circondata dal verde. Dodici di loro sono originari del Mali, sfuggiti alla guerra e provengono dalla struttura di Vivo d’Orcia dove sono stati inizialmente ospitati. Gli altri dodici sono partiti dal Senegal e hanno trovato una prima accoglienza in una residenza di Cetona. In comune, “il viaggio della speranza” dalle coste libiche. Sono richiedenti asilo politico o umanitario. Il servizio di accoglienza qui a Piancastagnaio è nelle mani della cooperativa sociale “Punto a capo”, che gestisce per conto del consorzio Arché di Siena, vincitore del bando di gara emesso dalla Prefettura. Ho incontrato i ragazzi nel salone, un grande tavolo dove si sono seduti alla spicciolata per fare colazione. Il cellulare in mano – è l’unico filo che li tiene continuamente in contatto con le famiglie e gli amici – e la TV accesa, sebbene non ancora attrezzata per captare i segnali dall’Africa. “Il gruppo è ben integrato, sebbene provengano da realtà diverse. Li unisce la lingua francese e l’atteggiamento positivo verso questa esperienza”, spiega Marinella Giannotti, responsabile della cooperativa e punto di riferimento dei ragazzi e della struttura. “Molti sono analfabeti, ma hanno cominciato a frequentare il corso di lingua italiana presso il centro territoriale e quindi riceveranno una alfabetizzazione non nella loro lingua, ma nella nostra”. Come sono stati accolti questi giovani dalla comunità locale? “Al di là dei primi atteggiamenti ostili e aggressivi, espressi sui social media, c’è stata comprensione sia da parte degli amministratori, sia da quella delle forze politiche”, dice Giannotti. “Una delle obiezioni che si sente spesso ripetere è che le condizioni di vita di molti italiani sono precarie e bisognose anch’esse di aiuti. Questo esodo sta avvenendo nel momento in cui per motivi economici e che coinvolgono l’Italia si stanno creando condizioni ancora più problematiche. Nei momenti di maggiore difficoltà economica il ‘diverso’ difficilmente viene accolto. Ma la civiltà deve comunque prevalere”. I giovani profughi sono seguiti da due educatori (un ragazzo e una ragazza laureati in scienze sociali), che li accompagnano nel loro percorso, indubbiamente doloroso, con la supervisione a Siena di una antropologa. Dispongono di una addetta in cucina, che con la massima dedizione cerca di coniugare le ricette tipiche italiane con i gusti e gli aromi di quelle dei loro paesi di origine. Per la gestione dei locali, sono invece autonomi. Il loro più grande desiderio, trovare dei momenti di integrazione con la comunità locale, magari attraverso lo sport e, ovviamente, il gioco del calcio! A Piancastagnaio resteranno fino il 31 dicembre. Sarà quindi una specifica commissione che ha sede a Firenze a valutare il loro futuro. Certi hanno la Francia come obiettivo e progetto di vita, altri preferirebbero rimanere in Italia. Hanno tutti un gran bisogno di lavorare, anche per aiutare le famiglie. “Le risorse assegnate alla cooperativa sono interamente utilizzate per la loro accoglienza e per l’accompagnamento nel percorso che devono affrontare”, spiega la responsabile. “Qui sono accolti, come potrei accogliere un amico a casa”, conclude. Fonti. Articolo: Corriere di Siena – M. Baccheschi]]>