Siena. L’incontro “Ci siamo separati… ed ora?”: la genitorialità e la separazione. Sabato 15 novembre presso la Pubblica Assistenza di Siena si è tenuto un incontro che ha trattato i vari aspetti della genitorialità in un momento delicato come può essere quello della separazione dei due coniugi. Ad aprire la tavola rotonda è stato l’avvocato Elisa Ferri che ha parlato della nuova normativa sul divorzio. Fra i vari temi trattati ha spiegato come, dal punto di vista legale, siano stati parificati i figli naturali e legittimi. La nuova legge ha esteso il vincolo di “parentela” a tutti i soggetti appartenenti allo stessa famiglia, a prescindere dal fatto che la nascita della prole sia avvenuta tra genitori coniugati o conviventi. I figli nati fuori dal matrimonio, con il riconoscimento da parte del genitore, acquistano ora un legame giuridico non solo con questi ultimi, ma anche con i relativi familiari, di cui saranno “parenti” a tutti gli effetti, con conseguente partecipazione al loro asse ereditario. La dott.ssa Ferri ha sottolineato un altro aspetto importante: il passaggio dalla potestà dei genitori alla responsabilità genitoriale. Superando la nozione piuttosto arcaica di potestà genitoriale, è stata introdotta quella della responsabilità (anche in considerazione dell’evoluzione socio-culturale – prima che giuridica – del rapporto tra genitori e figli), ora focalizzata sull’impegno che gli adulti devono assumersi nei confronti della prole. Il nuovo articolo 316 del Codice Civile disegna, infatti, una più chiara e profonda responsabilità del genitore, tenuto a vigilare sul figlio fino alla sua raggiunta indipendenza economica, anche in tutti i casi in cui tale responsabilità non venga esercitata direttamente (ad esempio perché divorziato o genitore naturale, che non vive con il proprio discendente). Il Dirigente Mazzei della squadra anti crimine della Polizia di Stato ha evidenziato il fatto che sempre più coppie, durante la fase di separazione, chiamano il 113 al fine di avere dei testimoni da “utilizzare” contro l’altro coniuge, non dando conto al trauma che un minore possa subire nel vedersi arrivare a casa la volante della Polizia a sirene spiegate. Gli ex coniugi guardano più al loro rapporto che alla salvaguardia dei loro figli e discutono molte volte utilizzando la propria prole come merce di scambio o non curandosi di ciò che possono pensare o temere. Ha inoltre spiegato che, a seguito dei vari casi di violenza domestica, le persone vittime di persecuzione possono utilizzare lo strumento dell’Ammonimento del Questore. L’ammonimento assume il carattere di una diffida, tuttavia se ne differenzia, in quanto mentre quest’ultima è volta a prevenire la commissione del reato, il primo interviene quando il reato è già integrato, ma antecedentemente al passaggio della querela. La persona offesa, infatti, può esporre i fatti all’autorità di pubblica sicurezza, avanzando richiesta al questore di ammonimento nei confronti dell’autore della condotta. “La richiesta viene trasmessa al questore, il quale assunte se necessario informazioni dagli organi investigativi e sentite le persone informate dei fatti, ove ritenga fondata l’istanza, ammonisce oralmente il soggetto nei cui confronti è stato richiesto il provvedimento, invitandolo a tenere una condotta conforme alla legge e redigendo processo verbale. Il questore valuta l’eventuale adozione di provvedimenti in materia di armi e munizioni”. Altro intervento è stato quello della psicologa Ilaria Garosi dell’Istituto di Terapia Familiare di Siena, che ci ha spiegato che la separazione è un evento critico del ciclo vitale; questa infatti mette a dura prova sia i bambini che gli adulti quando, sempre più frequentemente, vi si trovano coinvolti. Di fronte a una rottura del legame e ad un mutamento irreversibile della famiglia come la si era conosciuta fino ad un attimo prima, può essere molto importante, per intraprendere il giusto percorso di elaborazione, pensare di poter avere degli strumenti utili a gestire le emozioni, a non farsi sopraffare da rabbia e conflitto, ad avere le giuste risposte per i figli e soprattutto a sapere dove bussare per chiedere aiuto. E’ quindi fondamentale approfondire le dinamiche che sottostanno al processo di separazione: quali sono i compiti di sviluppo da superare per la famiglia, quali i rischi e i disagi che possono derivare dal non superamento di questi compiti e quali gli interventi di aiuto, qualora si generassero conflitti e blocchi che non permettono il superamento e l’elaborazione dell’evento separativo. La psicologa ha specificato come tra le possibili strade da percorrere in caso di separazione vi siano: consulenza di separazione, mediazione familiare e psicoterapia individuale/familiare. La psicologa Maria Scoccia, responsabile dell’U.F. Attività Consultoriali della Zona Senese, ha evidenziato che spesso le coppie discutono per questioni che celano la vera origine del problema, ovvero la relazione fra gli ex coniugi e il “potere” che si vuole dimostrare di avere. Questo fa sì che l’ex marito e l’ex moglie rimangano imbrigliati nel gestire le proprie esigenze e non quelle dei figli (es: quando il padre di mio figlio è a lavoro, mio figlio non deve stare con i nonni paterni – anche se è il suo giorno di visita – ma deve stare con me; se mio figlio viene riportato 10 minuti più tardi io chiamo i carabinieri). Inoltre ha parlato di come gli enti istituzionali siano presi come “giudice”, con la responsabilità di trovare il colpevole della fine del matrimonio e non la miglior soluzione alla gestione dei minori. La Dirigente del Servizi Sociale professionale del Comune di Siena Cristina Pasqui, ha portato alcuni dati: negli ultimi 15 anni le separazioni sul territorio regionale sono aumentate del 70%. Negli ultimi 6 anni il Servizio Sociale del Comune di Siena ha visto un incremento del 45% nei casi complessi di separazioni conflittuali, rispetto ai casi complessi di tutela minorile. Nella maggior parte di queste situazioni esistono provvedimenti da parte dell’Autorità Giudiziaria di valutazione, sostegno, controllo. In casi complessi e complicati i provvedimenti sono di affidamento al servizio sociale professionale. Ha specificato poi che il servizio sociale professionale può essere coinvolto nelle separazioni da un solo genitore o da entrambi, che chiedono preventivamente un aiuto o un sostegno; talvolta le separazioni vengono conosciute dai servizi sociali attraverso i ragazzi, bambini ed adolescenti, che manifestano il loro disagio per una condizione familiare difficile, fatta di conflitti continui, a scuola o con gli amici. Infine il SSP può essere coinvolto da altre istituzioni. La dottoressa Pasqui ha terminato il suo intervento sottolineando che sono in aumento i casi in cui la coppia non è riuscita a trovare un accordo e il minore è stato “dato” ai servizi sociali ( per esempio in affido): si tratta di sconfitte in cui tutti gli attori coinvolti (genitori, istituzioni, avvocati…) hanno fallito e chi ne paga le conseguenze è principalmente il minore. L’intervento, che ha chiuso l’incontro, è stato quello della Psicologa Chiara Santovito che ha parlato dei “gruppi di parola”: questi si sono diffusi in Italia recentemente, grazie al gruppo di professionisti del Centro di Ricerche sulla Famiglia dell’Università Cattolica di Milano. I gruppi nascono dalla ricerca negli altri Paesi di “buone prassi” di supporto dei minori che stanno vivendo la separazione dei propri genitori. Il gruppo di parola è un “luogo” offerto ai figli di genitori separati, affinché questi abbiano la possibilità di accedere ad una loro narrazione dei fatti dolorosi legati al divorzio. Si tratta di una pratica in cui il minore può costruire liberamente una rappresentazione verbale dell’esperienza del conflitto vissuto quotidianamente, può dar voce ai suoi desideri e reperire, con l’aiuto del gruppo dei pari e con la guida protettiva dello psicologo, strategie possibili per gestire le relazioni all’interno del suo sistema familiare in cambiamento. Ai gruppi possono partecipare tutti i bambini che stanno vivendo la separazione dei genitori o l’hanno già vissuta. Durante gli incontri vengono fatte attività ludiche che aiutino i bambini a pensare all’indicibile…ovvero che la propria famiglia si è o si sta sfaldando.]]>
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